Un gruppo eterogeneo di canzoni, esperienze singole che per un motivo o per l’altro rimangono di quest’anno. Sicuramente a posteriori qualcosa risulterà di troppo e qualche mancanza arriverà: impossibile pretendere di essere completi: una lista di canzoni è come il video di un viaggio, istanti e frammenti, ricordi che ci si vuole portare dietro. E riguardando, in questo dicembre 2023, a questo anno, quello che ci vogliamo portare dietro è questo.
Una nota: ascoltiamo questi brani su un impianto o con delle cuffie dignitose. Impariamo ad ascoltare, non a mettere in sottofondo da un telefono qualche suono: non è quella la musica.
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Daughter - Be On Your Way: Delicata e sognante, è una canzone in pieno stile Daughter: sognante, delicata eppure ruvida (quel basso densissimo), ci fa capire quando abbiamo bisogno di questo gruppo che scrive poco (solo 4 album in tredici anni, di cui uno è una colonna sonora) ma quando lo fa, lo fa benissimo.
The Murder Capital - The Stars Will Leave Their Stage: è un brano storto, stortissimo. I suoni sembrano fuori tempo, la voce di James Mcgovern dà il suo massimo, non è necessariamente il miglior brano dell'album ma quell'aria sinistra, quel brivido violento che rimane a distanza di mesi fa pensare: che pezzo, ragazzi.
MOLLY - Ballerina: gruppo austriaco, arrivato quest'anno al secondo album (Picturesque)ricordano un pò i Sigur Ros più energici. Passati abbastanza inosservati, per chi abbia voglia di densità sonora, eccoci qui: una gemma da recuperare.
Young Fathers - I Saw: I saw what I saw / I keep on walking the line, ripetono gli Young Fathers e potremmo chiuderla così. Sempre loro, un energico collettivo di protesta sociale, battiti afro e qualcosa a metà tra rap e rock, sono una creatura abbastanza unica. E questo brano ce lo portiamo dritto nel 2024, per sperare di sentirlo dal vivo.
Anna B Savage - The Ghost: vincitrice del disco dell'anno, The Ghost è la gemma che apre le danze. Quel senso di inquietudine di una persona da cui doversi liberare, una produzione classica e elettrica allo stesso tempo, il brano fa già capire che siamo di fronte ad un modo di interpretare le canzoni tutto personale. Bella anche in acustico per la Blogoteque, tra le vie di Parigi.
Manchester Orchestra - Capital Karma: non ho competenze particolari su questa band, tra l'altro molto longeva. Fatto sta che il piccolo ep "The Valley from Vision" è apparso in una qualche playlist o recensione e l'inaugurale Capital Karma è diventata per qualche settimana un brano in ottima rotazione. Non c'è niente di particolare qui, se non una qualche vicinanza ai Fleet Foxes più ispirati e corali e soprattutto, una bella penna a scrivere.
Black Country, New Road - Dancers - Live at Bush Hall: un brano potente. Oggi giorno non esistono più i brani "indie" da piccolo club, ma questo sembra esserlo: te lo senti il pubblico che appena parte "dancers stand very still on the stage" inizia a cantare, ballare, urlare. L'andamento è poi incerto come nella classica storia di questa band al secondo atto della propria carriera dopo la perdita del cantante, però ci sono quelle luci. Viene voglia di cantarla.
boygenius - $20: come si apre un disco. Un breve accenno vocale assieme e poi chitarra dritta: un brano che probabilmente viene dalla penna di Julien Baker e che apre un album pieno di belle canzoni con tre tra le più interessanti artiste di oggi, riunite assieme.
James Holden - Contains Multitudes: finora, in effetti, ci sono state parecchie chitarre, ma è solo un caso. Che bel disco questo "Imagine This Is A High Dimensional Space Of All Possibilities", viaggio sonoro estramamente elegante e raffinato nella musica elettronica. Tra le altre, questi nove minuti sono classe pura.
Patrick Wolf - The Night Safari: un ritorno? Non è chiarissimo. Ma quel genio di Patrick Wolf (uno che esordiva così) sta pubblicando cose da alcuni mesi, nuove tracce, materiali vecchi e nuovi, alcune date dal vivo. The Night Safari è un gran bel pezzo e ci fa sperare in qualcosa di nuovo e grande in arrivo.
Temples - Exotico: un disco che metti su per caso. I Temples, una di quelle band fuori tempo massimo, che non ha mai brillato eccessivamente, carini si, ma senza strapparsi i capelli. Un ascolto, due, tre: apperò! Pienamente in zona Tame Impala, il disco è un gioiello per le orecchie, una produzione ottimale e tante idee, quasi troppe. Insomma: ci stanno dentro eccome.
Fred again.. Brian Eno - I Saw You: un produttore in area grandi arene, di cassa dritta e un vecchio nome tutelare della musica. Come si siano incontrati, che esperienza sia stata, non è dato saperlo. Chi abbia spinto di più nemmeno, fatto sta che il disco è notturno, silenzioso, emozionante e davvero interessante. Qui siamo in zona XX, volendo ed è grande bellezza.
The Album Leaf & Bat For Lashes - Near: a proposito di coppie. Lui, solitario e artistico chiede la voce di lei, magnetica e magica. Qui siamo in zona elettropop notturno e minimale, lei regala una delle tante interpretazioni meravigliose e la produzione sonora la accompagna bene come non mai. Tra i momenti più emozionali dell'anno.
Giovanni Truppi - Alcune considerazioni: gran personaggio lui. A volte respingente, a volte come in questo caso pienamente accessibile. Ecco, quel diamine di ItPop che ha distrutto le radio italiane potrebbe guardare qui: ecco, si, a questo ci stiamo. Ad un brano accattivante, eppure intelligente, ad un pezzo che vuole farsi cantare da una generazione pur non essendo scemo, anzi, tutt'altro, nelle parole e nella scrittura.
Squid - Swing (In A Dream): gran pezzo e gran video, tra l'altro. Quello degli Squid è, probabilmente il disco postpunk dell'anno, ma in questo caso siamo più in direzione Radiohead (forse quelli di There There). Potente e intelligente.
Sigur Rós - Klettur: un album così così, possiamo dirlo. Non brutto, solo un pò vuoto, un pò asfittico. O forse noi vogliamo altro. Però c'è Klettur: un instant classic, una botta alle orecchie, il ritorno della batteria tribale e della voce che vola, vola lontana sopra agli archi. Ed è subito Islanda, ghiacci, emozioni.
Grian Chatten - Fairlies: che la voce dei Fontaines D.C. fosse pure un ottimo cantautore, fuori dai suoni della band, non era per niente ovvio. Invece si: senza nemmeno troppo tempo passato dal disco della band principale, Grian si scrive anche il primo a proprio nome, vira il suono e centra subito il bersaglio.
Blur - The Narcissist: secondo me un album celebrato più per quello che sono i Blur, che per l'effettiva qualità. In sostanza: di quel disco ne abbiamo parlato tanto, ma forse ci ricorderemo poco. Però il primo (ovviamente) singolo è una gemma melodica assoluta. Tra le vette della discografia, e visto cosa hanno scritto i Blur, non è roba da niente.
The Clientele - Fables of the Silverlink: una band così, di botto. Che d'improvviso, al nono disco in carriera di una discografia che parte negli anni novanta scrive uno dei dischi più interessanti dell'anno, ispiratissimo e intelligentissimo. E che parte con otto minuti di idee, violini, chitarre, emozioni. Misteri della discografia, ma bravi loro!
Art School Girlfriend - Waves: graziosissimo questo disco della musicista del Galles con il nome artistico più bello di sempre. Qui siamo in zona TripHop, per un brano che si stende sinuoso ed elegante, come tutto l'album da cui proviene.
Daniela Pes - Arca: tanto per fare la sparata, questo disco d'esordio apre e chiude la carriera di Daniela Pes. Qualcosa di così incredibile, che pure ha funzionato anche in termini di passaparola, un disco che definire magico è poco. Il finale di Arca, già di suo, è puro piacere musicale. Come sia successo che questo disco sia uscito e diventato un culto, nel 2023, non è dato saperlo. Ma fa niente: è tutto perfetto.
James Blake - Loading: magari sono bolle e non è vero, ma mi pare questo disco sia interessato un pò (troppo) poco. Eppure il ritorno di James Blake alla cassa potente, al lavoro sulle voci è graditissimo e questa Loading dice tanto sulla qualità e unicità del nostro ormai uomo inglese.
The National - Space Invader: grazie, grazie. Grazie per quella seconda parte. Se c'è stato un momento in cui si pensava "ok, dai, ormai hanno detto tutto" si è spento con quello che succede dopo tre minuti e venti di questo brano. Con la potenza della batteria, con l'energia che sembra tornare agli esordi, con la ruvidezza del canto, con il crescendo (come forse mai, per i National). Scusate, per avere dubitato.
Will Butler + Sister Squares - Saturday Night: i due minuti e cinquantadue secondi più divertenti dell'anno. Con ogni probabilità una idea tutta personale (gli ascolti su Spotify non confermano la mia sensazione) ma ogni volta che capita di metterla su sembra di volare tra le vie di New York, in piena notte, tra alcool e amicizie folli, all'interno di un qualche club dove ci si lascia andare.
Sufjan Stevens - Will Anybody Ever Love Me?: qui non diciamo niente. Direttamente nella storia della musica: quattro minuti non possono essere più semplici, emotivi, drammatici, intensi, meravigliosi di così.
Oneohtrix Point Never - A Barely Lit Path: un brano inverosimile. Suoni che si muovono a destra e a sinistra, orchestrazioni, voci, spirali verso luoghi che ancora non esistono. Come si finisca a creare un brano così bello, così alieno, come si possa nascondere fino al minuto 2.30 quello che sta per succedere e poi volare leggeri, non è dato saperlo.
Sampha - Dancing Circles: cosa vuol dire una produzione minimale? Come si scrive un brano con la sola melodia, come si accetta di non farla partire verso territori facili, tanto che la batteria che sembra dover arrivare da un momento all'altro c'è solo per qualche battito nel finale che non esplode realmente mai. R&b, forse, sicuro tanta classe.
The Kills - 103: riverberi ovunque e un riff nel ritornello che paiono tornati i White Stripes. Il disco più a fuoco del duo, dopo i primi e un brano assolutamente sensuale e riuscito.
Lol Tolhurst, Budgie, Jacknife Lee - Los Angeles (feat. James Murphy): il miglior nuovo brano degli Lcd Soundsystem, anche se non sono loro. Doppia batteria di due leggende, interpretazione cosmica di James Murphy ed ecco la polaroid al negativo di "New York i love you, but you're bringing me down". Là amore e contemplazione, qui energia e rifiuto. Altro instant classic.
Sun June - Eager: ne abbiamo parlato nella Shuffle numero 17. Un bel disco e una introduzione incredibile, per questa band poco nota dalle nostre parti. Splendida vocalità e atmosfere, per un brano di classe assoluta.
Keaton Henson - Envy - Acoustic Version: come scritto in una delle ultime newsletter, non è ora di dire che Keaton Henson è uno dei grandi autori di questi anni? Qui spoglia Envy, dal suo ultimo album, in un brano che può fare sciogliere anche il cuore più duro. Damien Rice, se non vuoi perdere il trono è ora di tornare a scrivere.
Avalon Emerson - Sandrail Silhouette: Infine, ed è bello sia così, un brano solare. Lei dj di cassa dritta si scopre autrice e raffinatissima in un elettropop di grande classe. Un nuovo viaggio ci aspetta nel 2024 e siamo ben felici di farlo con Avalon nelle orecchie.
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